Fosse la guerra solo “questione di soldi” sarebbe già finita, o non sarebbe iniziata (chi fa “business” vuole “stabilità” e “prevedibilità” , e cosa c’ è di più instabile e imprevedibile di una guerra ?).
In realtà la guerra è sempre questione di una parte che – sfidando la “sorte” – pensa di ottenere “vantaggi” a spese del vicino, pensando di “controllarla” , il quale ultimo – in genere – non accetta di essere vittima sacrificale, di subire gli speculari “svantaggi” , e perciò si difende, rendendo impossibile la “pace” (intesa come “sottomissione”) programmata dall’ aggressore.
Ovviamente poi il “messaggio” di allarme si diffonde, cosa che il “giocatore d’ azzardo” voleva e vorrebbe evitare come la peste …
La storia ce lo insegna ad abundantiam, a volerla studiare .
In sintesi è tutto qua , dopodichè va dettagliata.
Per quanto riguarda la “pace ” vale per tutte le epoche quel che Tacito mette in bocca al generale caledone Calgaco , in merito all’ invasore romano :
《Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant (in italiano: “dove fanno il deserto, lo chiamano pace”) 》
e la frase di Karl Von Clausewitz :
“L’aggressore è sempre amante della pace; egli preferirebbe conquistare il tuo paese senza opposizione.”
e
“L’aggressore non desidera la guerra, solo ottenere vantaggi sul difensore. È questo che, per evitare svantaggi troppo forti, è costretto a difendersi sul piano militare”.
C’ è soltanto una “ricetta” che può allontanare la guerra e preservare la “pace” , e non è la “diplomazia” , ma è una deterrenza credibile, che il Presidente americano Theodore Roosevelt esprimeva in modo rude ma efficace :
《Speak softly and carry a big stick; you will go far (“Parla gentilmente e portati un grosso bastone; andrai lontano”)》
Chi conciona, prima che le minacce si materializzino e dopo che l’ aggressione sia iniziata (con il suo carico inevitabile d morte e distruzione) , di “disarmo” ,di “cessazione del sostegno all’ aggredito”, di “soluzioni diplomatiche” , di “negoziati” etc … , in realtá non solo è inefficace ma prepara la strada a nuovi “azzardi” , a nuove insicurezze e perciò a nuove guerre.